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HOME RESTAURANT

  • Immagine del redattore: Bruna Turchi
    Bruna Turchi
  • 13 mar 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Risoluzione della Commissione Industria della Camera dei Deputati

La Commissione Industria della Camera dei Deputati ha approvato una risoluzione con cui impegna il Governo a regolamentare l'home restaurant, una nuova tipologia di attività di ristorazione, che si caratteristica – si legge nell’atto di indirizzo – “per la preparazione di pranzi e cene presso il proprio domicilio e per un numero limitato di persone, trattate come ospiti personali, però paganti”.

"L'attività di «home restaurant», che si caratterizza per la preparazione di pranzi e cene presso il proprio domicilio e per un numero limitato di persone trattati come ospiti personali, però paganti, si sta rapidamente diffondendo anche nel nostro Paese grazie alle piattaforme web.....secondo il recente studio CST per Fiepet Confesercenti, solo nel 2014, ha fatturato 7,2 milioni di euro in Italia, con ben 7 mila cuochi socialattivi in Italia nel 2014 ed una tendenza prevista di ulteriore crescita per il 2015; stime di addetti al settore indicano che nel 2014 sono stati organizzati ben 37 mila eventi social eating andati a buon fine, con una partecipazione di circa 300 mila persone ed un incasso medio stimato, per singola serata, pari a 194 euro.."

Con la risoluzione n. 50481 del 10 aprile 2015 il Ministero dello sviluppo economico ha chiarito che questo tipo di attività è classificabile come «un'attività vera e propria di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande» e che pertanto «si applicano le disposizioni di cui all'articolo 64, comma 7, del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59 e successive modificazioni e integrazioni»; home restaurant non può essere quindi considerata un'attività libera e ai fini del suo esercizio è richiesto il possesso, come per tutte le altre attività afferenti al settore alimentare, dei requisiti di onorabilità nonché professionali e la presentazione della segnalazione certificata di inizio attività (S.C.I.A.) o di richiesta di autorizzazione, qualora l'attività venga svolta in una zona tutelata."

La motivazione, si legge nella risoluzione, è che "esiste il rischio concreto che, a fronte di modalità diverse di fare ristorazione, dove da un lato ci sono imprese e lavoratori soggetti a norme e prescrizioni rigorose a tutela della qualità del servizio, della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei clienti, e dall'altro attività potenzialmente scevre da vincoli e controlli, anche igienici e fiscali, ci sia una significativo vulnus alla concorrenza nel settore, con evidente penalizzazione delle imprese in regola".

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Dott.ssa Bruna Turchi -  Forlì    Cel. 328 4070538

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